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Chiesa
Chiesa di
San Gabriele Arcangelo
Cheremule
Panorama Cheremule
Foresta di Su Tippiri
Foresta di Su Tippiri
Chiesa
Chiesa di
Santa Croce

CHEREMULE

Cherèmule camera (altitudine m. 550), in sardo Chelèmure, è un piccolo centro di origine medioevale,Cheremulite situato nella Sardegna nord-occidentale, in provincia di Sassari, nella micro-zona del Mejlogu.

II paese è posto alle falde del Monte Cuccuruddu (m. 676 s.l.m.), antico cono vulcanico del quaternario, oggi profondamente segnato da una cava, da cui si estraeva, fino a poco tempo fa, la cheremulite, una pietra lavica, simile alla pietra pomice. La pietra veniva utilizzata sin dalla notte dei tempi come materiale da costruzione per le sue ottime capacità isolanti; oggi è utilizzata in edilizia come coibentante, in botanica e giardinaggio come drenante nei terreni molto argillosi.

Il centro abitato, raggruppato intorno alla cinquecentesca chiesa parrocchiale di San Gabriele Arcangelo camera in stile gotico-aragonese, annovera alcuni edifici di chiara fattura ottocentesca, ed è incastonato in una corona di verde, costituita da una rigogliosa pineta che copre il versante orientale del monte e da un bosco, chiamato Su Tippiri camera , a sud del paese, costituito essenzialmente da roverelle e da lecci.

Il territorio comunale si estende principalmente verso la Valle dei Nuraghi, con un sistema collinare costituito da tavolati calcarei: oltre che da numerose "pinnette", piccole costruzioni circolari interamente in pietra a secco e copertura a cupola, caratteristiche delle zone abitate da pastori, e oltre a numerosi nuraghi ancora visibili, è particolarmente significativa la presenza di necropoli del periodo neo-eneolitico, costituite da importanti gruppi di domus de janas.

Graffiti preistoriciSotto questo aspetto il sito più importante è quello di Museddu, dove si può visitare la "Tomba Branca", famosa per i graffiti preistorici camera che, secondo alcuni studiosi, rappresenterebbero delle coreografie di danze tribali. Un'altra domus assai significativa è la cosiddetta "Tomba della Cava", anch'essa caratterizzata dalla presenza di incisioni ai lati dell'ingresso, localizzata in un'area dalla quale veniva estratto materiale calcareo e dove si ha motivo di ritenere che si producesse dell'ottimo vino fin dall'epoca romana.

Dal punto di vista scientifico, il sito di maggiore rilevanza è certamente quello di Nurighe,

Nurighe
Foto: Speleologi del TAG di Thiesi
che si raggiunge oltrepassando il paese e prendendo in direzione Sud la strada verso il bosco alla base del cono vulcanico del Monte Cuccuruddu. Nurighe si trova in prossimità di Museddu e conserva ancora rare tracce di un antico villaggio preistorico. Da Nurighe prendono il nome sia la più ricca ed antica fontana del paese, sia una grotta diventata famosa a livello internazionale, nel 2001.

Proviene, infatti, dalla Grotta Nurighe la prima testimonianza diretta della presenza umana in Sardegna, che risalirebbe a 250 mila anni fa . Si tratta di una falange della mano destra di un homo erectus, scoperta casualmente in seguito ad una “visita” dei componenti del Gruppo speleologico “Monte Majore”di Thiesi.

È un ossicino di pochi centimetri, la prima falange del dito di una mano, la prova che la Sardegna è stata abitata molto tempo prima di quanto si pensasse. Un “insignificante” particolare del corpo di “Nur” (lo hanno chiamato così gli studiosi, quel “sardus pater”, di cui hanno rinvenuto l’ossicino) ha provocato una rivoluzione nelle conoscenze relative alla preistoria ed in particolare nella presenza dell’uomo in Sardegna. L’ominide “Nur” ha vissuto nell’isola 250 mila anni fa, in un’epoca chiamata Pleistocene medio-superiore. Precedentemente, invece, erano state trovate tracce di sardi vissuti 10 mila anni fa.

A dare questi contenuti scientifici ai reperti trovati dal gruppo speleologico di Thiesi, che comprendevano anche la tibia di un cervide con degli intagli paralleli sull’osso attribuiti alla mano dell’uomo, è stata l’equipe italo-belga costituita dai professori Sergio Ginesu e Stefania Sias, dell’Ateneo di Sassari, e Jean Marie Cordy dell’Università di Liegi.

Successivamente i laboratori scientifici dell’Oregon hanno confermato che l’osso ha circa 250 mila anni.

Per comprendere meglio l’importanza della scoperta occorre ricordare che nell’evoluzione degli ominidi, secondo la datazione accreditata, si conoscono l’Austrolopiteco (vissuto 3- 2 milioni di anni fa), l’Homo erectus (1,5 milioni di anni fa), l’Homo faber o costruttore (1milione di anni fa), l’Homo sapiens o di Neanderthal (150mila anni fa) e l’Homo sapiens sapiens (40 mila anni fa). L’Uomo di Cheremule si colloca tra l’erectus e il sapiens. Tutti appartengono al Pleistocene (era quaternaria - 3.000 milioni - 10.000 anni fa).


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